Appuntamenti gruppo di Torre Maina

Gravità inaudita

"A rapporto."
Zeren si tolse il casco con un sospiro di sollievo. L'aria nell'antica stazione spaziale sapeva di feci, urina e vomito stantio, ma dopo venti ore consecutive chiuso nella tuta neanche lui odorava di violetta.
"Il porto orbitale è completamente in sicurezza, comandante. I superstiti sono in tutto centoottantotto. Non so proprio come abbiano fatto a tirare avanti per duecento anni. I giardini idroponici sono praticamente al collasso, i pannelli solari funzionano al 10% e la struttura può implodere da un momento all'altro. Sono veramente fortunati ad essere stati trovati." 
Il comandante scrutò la sagoma deforme della gigantesca stazione spaziale che si stagliava sullo vorticoso sfondo policromo del pianeta gassoso. Erano passati due secoli da quando le Guerre dello Sciame avevano..
devastato quella parte della galassia, ed ancora l'umanità era alla ricerca dei suoi figli sperduti nella tempesta.
Il porto orbitale di Balmora era stato più fortunato di altri insediamenti simili. Era stato colpito duramente e lasciato per morto, ma era sopravvissuto. I superstiti avevano chiuso le sezioni liquefatte dal plasma, riparato le falle, combattuto giorno dopo giorno per conservare la vita in attesa dei soccorsi. Certamente non si aspettavano che questi ci avrebbero messo duecento anni per arrivare. E se un prospettore minerario non avesse captato le flebili emissioni di energia tutti avrebbero continuato a non considerare Balmora altro che un relitto deformato dai fuochi dell'odio e della violenza alla deriva in una eterna orbita senza vita.
Il comandante si riscosse. Zeren era ancora lì in attesa di ordini. Fece un cenno con la mano.
"Contatta Rahmal e organizza il trasferimento. Voglio che entro due giorni siano tutti fuori di lì."
Si arrestò. La faccia del suo sottoposto gli diceva che c'era dell'altro. "Problemi?"
Zeren annuì. "Prima di tutto, il generatore inerziale è esploso durante l'attacco. Sono rimasti duecento anni senza peso. Impossibile portarli subito a gravità uno senza ammazzarli. Ci vorrà un po' di bionica per irrobustire il corpo. E poi..."
"Vai avanti!"
"Sono rimasti chiusi in una scatola ermetica tutta la vita. Non sanno più niente di cosa sia un pianeta. Abbiamo un piccolo problema educativo".

Dagro era un gigante alto due metri, la pelle bianca come la neve, i muscoli di un neonato. Zeren avrebbe potuto stenderlo con un dito, ammesso che fosse riuscito ad acchiapparlo mentre si muoveva come un immenso bradipo pallido tra i tubi e i cavi che ingombravano la sala. Anche per un veterano dello spazio come Zeren era raro trovarsi a gravità zero. Dagro ci era cresciuto, come tutta la sua gente. Ed ora lo guardava con aria vacua, tenendosi con un piede al corrimano semidivelto.
"Non capisco". La sua voce era flebile, lamentosa. "Questa cosa che tu mi dici, il peso, che senso ha? E' assurdo! Perchè mai le cose inanimate dovrebbero muoversi?"
"Perchè è nella natura delle cose! Ogni cosa è attratta dalla altre..."
Dagro succhiuse le labbra e soffiò una bollicina di saliva. Il piccolo globo spumoso rimase sospeso, oscillando lievemente nelle deboli correnti d'aria. Lo spaziale lo fissò interdetto, fino a che l'abitante di Balmora lo riafferò con la lingua.
"Vedi? Nessuna attrazione. Questo tuo peso è un trucco".
"Ma che ragione avrei di ingannarvi?"
"Vuoi farci uscire dalla nostra casa per prendercela. Questo tuo pianeta, pieno di quella cosa..."
"Gravità", sussurrò Zeren.
"Gravità, sì, giusto, deve essere un posto realmente orrendo se è come lo descrivi. Senza tubi per dondolarsi e spingersi, a strisciare su una parete. No grazie, non ci tengo."
"Ehi, guarda che la gravità è fantastica! Puoi camminare, correre, avere tutto un mondo a disposizione..."
"Ma che ne faccio di un mondo? Io vivo benissimo qui. Ho tutto quello che desidero. Sono profondamente appagato. Chi mi dice che questa...gravità...sia meglio? O che esista? Nessuno!"
"Te lo dico io. Te lo può dire ogni uomo dell'equipaggio della mia nave."
Dagro sbuffò. "E perchè dovrei fidarmi di te, o degli altri? Perchè dovrei abbassarmi al vostro livello? Come fai tu a dire che quello che va bene per loro è meglio per me? Questa è arroganza, signor Caposquadra. Cosa vi fa credere di essere migliori di noi?"
"Se vuoi ho i filmati..." disse Zeren,
"Non mi dicono niente. Qui gravità non ce n'è. Conosco un sacco di persone che non l'hanno mai incontrata. Vorresti dire che si sbagliano tutte?" Ciondolò la grossa testa quasi calva. "Tu sei convinto che esista? E' solo una tua idea! Cosa ti farebbe cambiare parere sulla sua esistenza, dimmi?"
"Ma...niente, accidenti! Io so che c'è, l'ho provata."
"Vedi? E' una tua convinzione, che nessuna evidenza potrebbe farti cambiare. Come ragionamento non dimostra niente. Tu mi chiedi di rinunciare alla logica."
"Allora vieni, prova! La nostra nave ha un generatore..."
"Insomma, chi me lo fa fare?" Il gigante bianchiccio voltò le spalle all'astronauta "Chi ti dice che io questo peso non l'abbia mai provato, eh? E comunque mi sta bene così. La tua gravità mi pare un trucco per farci lasciare il nostro modo di vivere. Ma non ci caschiamo. La nostra gente non viene."
"Se resterete qui morirete. Questa stazione non sta in piedi. Le paratoie possono cedere da un istante all'altro."
"Sciocchezze. E' da sempre che viviamo qui. Non abbiamo bisogno di qualcuno che ci venga ad insegnare come dobbiamo vivere. Noi facciamo quello che ci pare."
"Non sei curioso di vedere il cielo azzurro, le piante, le città, i pianeti, gustare vero cibo..."
"Un soffitto azzurro? Qui ce ne sono di bianchi, di grigi, di rossi. Abbiamo anche noi le piante, e non sono gran che: brodaglia verde che ci serve per il riciclo. Questa è una città, e sotto di noi c'è un pianeta. Mangiamo vero cibo tutti i giorni. Vedi? Abbiamo tutto."
"Ma è molto meglio..."
"E chi te lo dice? A noi piace così." Dagro si dondolò, allungò le braccia, afferrò l'intelaiatura della porta e con una spinta vigorosa uscì dalla stanza.
Mentre si allontanava urlò. "Non crediamo che questo tuo peso ci sarebbe di qualche utilità, se pure esistesse! Puoi tenertelo!"
Zeren rimase a fissare il corridoio vuoto.
Il comandante fece un cenno, e il primo ufficiale innestò i motori. In pochi attimi la stazione rimpicciolì, il pianeta rimpicciolì, il suo sole divenne una delle tante stelle che picchiettavano come granelli luminosi il buio dello spazio. "Quanti, Zeren?"
"Ventotto, capo. Gli altri hanno preferito restare dove si trovavano. Da Rahmal hanno accettato di visitarli ogni due o tre mesi, ma il loro sistema può collassare ad ogni istante."
"Non ti hanno creduto?"
"Si sono rifiutati anche di provare. Pensare che non si possa credere ad una esperienza così elementare come la gravità...come si fa, di fronte ad una verità così evidente?"
Il comandante sospirò. "Cos'è la verità?"

3 commenti:

GIAN ha detto...

Ho segnalato questa breve storia a Ste da pubblicare perchè l'ho trovata interessante. Non so se sia possibile vivere a lungo a gravità zero, in realtà... però è una riflessione non banale sull'accoglienza della verità

Charlie Brown ha detto...

Bella! E se non sbaglio è "ambientata" nel mondo di Starcraft :)

Anonimo ha detto...

eh devo dire che questo non lo sapevo. Questi sono articoli che seleziono da un blog molto interessante secondo me che ti consiglio di vedere: berlicche.splinder.com
GIAN

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